Solo attraverso un’adeguata conoscenza del proprio corpo e della sessualità è possibile agire responsabilmente non solo verso se stessi ma anche verso gli altri nella società in cui viviamo.
Per maturare un atteggiamento positivo e responsabile verso la sessualità, è necessario partire dall’infanzia, bambini e bambine, ragazzi e ragazze hanno bisogno di conoscerla sia nei suoi aspetti di rischio che di arricchimento. Solo attraverso un’adeguata conoscenza del proprio corpo e della sessualità essi potranno agire responsabilmente non solo verso se stessi ma anche verso gli altri nella società in cui vivono. D’altra parte è fondamentale che genitori, educatori e insegnanti siano informati adeguatamente sui temi della sessualità e dello sviluppo psicosessuale per trasmettere serenità e favorire un dialogo aperto e basato sulla fiducia con i più piccoli e con i ragazzi.
Tradizionalmente l’educazione sessuale si è concentrata sui potenziali rischi della sessualità, come le gravidanze indesiderate e le infezioni sessualmente trasmesse (IST) ed è stata proposta da una certa età in poi (preadolescenza). Un tale focus negativo tuttavia suscita spesso delle paure in bambine/i e ragazze/i e, per di più, non risponde al loro bisogno di essere informati e di di conoscere i temi inerenti il corpo e la salute psicosessuale.
L’educazione sessuale avrebbe bisogno di essere divulgata attraverso un approccio olistico, basato sul concetto di sessualità come un’area del potenziale e dell’identità umana.
Nel corso della crescita, gradualmente, bambini e adolescenti acquisiscono conoscenze e si formano immagini, valori, atteggiamenti e competenze riguardanti il corpo umano, le relazioni intime e la sessualità. In questo processo essi utilizzano un’ampia gamma di fonti dalle quali apprendere, dirette e indirette: le fonti principali, in particolare nelle fasi più precoci dello sviluppo, sono quelle informali, tra le quali troviamo i genitori e la famiglia, i coetanei, ed oggi sempre più internet e i social media.
Solitamente, il ruolo dei professionisti, dunque una delle fonti formali di informazione, non è molto attivo in questo processo, poiché quasi sempre si ricerca un aiuto professionale solo in presenza di una problematica. Tuttavia, nella cultura occidentale la crescente enfasi generale sulla prevenzione dei problemi di salute psicofisica, che investe in modo crescente anche la sfera dell’intimità e della sessualità, ha portato a richiedere un maggiore coinvolgimento dei professionisti anche in ottica squisitamente informativa e di promozione della salute, ma su questo ancora, nella pratica, c’è tanto da lavorare.
E’ importante concepire il professionista come un riferimento che può fornire informazioni e aiuto non solo sui rischi ma anche su curiosità, interessi, bisogni etc L’approccio informativo alla sessualità e al corpo è necessario sia positivo e olistico, ovvero non perda di vista che la sessualità, nella sua accezione più ampia altro non è che un potenziale e un aspetto fondamentale della propria identità psicosomatica.
Quello che riscontro ogni giorno nella pratica clinica è che la sessualità o anche solo i temi inerenti questa sfera della nostra identità, spesso viene “contaminata” da pregiudizi, giudizi, informazioni distorte e basate sul sentito dire, sensi di colpa e vergogna, scarsa conoscenza del proprio corpo, delle fasi dello sviluppo psicosessuale, degli organi sessuali … insomma quello che riscontro è che ci sarebbe tanto bisogno di parlare più apertamente di sessualità e informare su questo tema, ma allo stesso tempo quest’ultima è ancora uno degli argomenti più imbarazzanti e a volte ancora un tabù, perfino in contesti come lo spazio della terapia.
Questi sono solo alcuni dei motivi per cui l’informazione sui temi della sessualità risulta fondamentale, in primis perché quest’ultima non si riduce a “discorsi sul sesso” ma comprende un’ampia gamma di argomenti relativi ad aspetti corporei, affettivi, sociali e culturali. Parlare di sessualità significa parlare della propria identità, del proprio modo di vivere e agire con il corpo, dell’impatto che la nostra psicofisicità ha sugli altri e di tanto altro.
Certo la sessualità è qualcosa che appartiene alla nostra sfera intima e con intimo non faccio riferimento in senso stretto solo alle parti del corpo più coperte e meno esposte, ma sopratutto alle parti di noi stessi e della nostra esperienza personale che difficilmente condividiamo con gli altri. Dunque un requisito importante per “l’educazione sessuale” è che nell’affrontare il tema ci si senta sempre al sicuro: privacy e confini personali vanno rispettati, sempre. Sebbene sia fondamentale incoraggiare l’apertura e il dialogo sui temi della sessualità, nessuno dovrebbe raccontare, se non all’interno di uno spazio protetto e sicuro, in cui si sente a proprio agio, delle proprie esperienze personali e in senso stretto sessuali.

Accennato ciò, quali sono i principi dell’educazione sessuale olistica?
1) L’educazione sessuale e l’informazione sui temi della sessualità è un diritto di tutti e si basa sui diritti umani: va adeguata all’età, al livello di sviluppo e alle possibilità di comprensione, deve rispettare l’identità personale, di genere e culturale delle persone.
2) L’educazione sessuale poggia saldamente sui principi di equità di genere, autodeterminazione e accettazione della diversità.
3) L’educazione alla sessualità è utile fin dalla prima infanzia.
4) L’educazione sessuale deve essere intesa come un contributo verso una società giusta e solidale, attraverso l’empowerment delle persone e delle comunità locali.
5) E’ basata su informazioni scientificamente accurate.
Inoltre condivido di seguito i 10 obiettivi dell’educazione sessuale e dell’informazione sui temi della sessualità in ottica olistica:
1. Contribuire a un clima sociale di tolleranza, apertura e rispetto verso la sessualità e verso stili di vita, atteggiamenti e valori differenti.
2. Rispettare la diversità sessuale e le differenze di genere, essere consapevoli dell’identità sessuale e dei ruoli di genere.
3. Fornire le basi per fare scelte informate e consapevoli e agire in modo responsabile verso se stessi e il proprio partner.
4. Avere consapevolezza e conoscenza del corpo umano, del suo sviluppo e delle sue funzioni, in particolare per quanto attiene la sessualità.
5. Essere in grado di svilupparsi e maturare come essere sessuale, vale a dire imparare a esprimere sentimenti e bisogni, vivere piacevolmente la sessualità, sviluppare i propri ruoli di genere e la propria identità sessuale.
6. Acquisire informazioni adeguate sugli aspetti fisici, cognitivi, sociali, affettivi e culturali della sessualità, della contraccezione, della profilassi delle infezioni sessualmente trasmesse (IST) e dell’HIV, della violenza sessuale.
7. Avere le competenze necessarie per gestire tutti gli aspetti della sessualità e delle relazioni.
8. Acquisire informazioni sull’esistenza e le modalità di accesso ai servizi di consulenza e ai servizi sanitari, particolarmente in caso di problemi e domande relativi alla sessualità.
9. Essere in grado di instaurare relazioni (sessuali) paritarie in cui vi siano comprensione reciproca e rispetto per i bisogni e i confini reciproci. Ciò contribuisce alla prevenzione dell’abuso e della violenza sessuale.
10. Essere in grado di comunicare rispetto a sessualità, emozioni e relazioni, avendo a disposizione il linguaggio adatto.
La comunicazione ha un ruolo centrale nell’educazione sessuale e nell’informazione sui temi della sessualità; all’atto pratico ciò significa che chi informa deve rinunciare alla sua posizione centrale e comportarsi, invece, più come un facilitatore per permettere una comunicazione significativa e favorire l’apertura al dialogo e alle domande, nel rispetto dell’interlocutore. In fine l’educazione sessuale va intesa in senso continuativo e si basa sul concetto che lo sviluppo della sessualità, in quanto parte fondamentale della nostra identità, è un processo che dura tutta la vita e che inizia fin dalla nascita, anzi fin dalla gestazione. In quest’ottica è fondamentale l’informazione alle famiglie, agli insegnanti e agli educatori perché imparino a conoscere, riconoscere e distinguere nei più piccoli un’esperienza di se positiva e un’espressione della propria sessualità fisiologica e sana da una che è espressione di disagio o altre problematiche.